Sposarsi Francesca e pensare che sia fedele era davvero una cosa impossibile, lei che amava civettare con gli uomini, non disprezzava affatto sentirsi osservata e i complimenti la facevano sentire cosi bella…Una donna cresciuta con la realtà di telefilm quali il piccante “Sex and the City” e soap opera libertine.
L’infedeltà è nel suo DNA di ragazza moderna dei nostri tempi, dove sei “IN” solo se sei gay o se ti fai l’amante…Una donna con tanta passione dentro, che in queste righe vi farà palpitare oltre il cuore anche l’uccello…
Con Francesca avevo ormai rotto i tabù proibiti dal classico vincolo matrimoniale posto dalla chiesa. Già nel momento in cui decisi di sposarla ero consapevole di quanta difficoltà avrebbe comportato tenerla legata per sempre al mio solo fianco.
Lei così solare e calda, così carina e appariscente, così poco incline ai vincoli, si era dimostrata fin dalle prime settimane uno spirito tendenzialmente promiscuo e desideroso di star in mezzo a persone sempre nuove.
Per quanto apparisse innamorata di me non disdegnava affatto, nè cercava di evitarli, occhiatine ed atteggiamenti ambigui quando le si presentava davanti qualche maschio piacente.
Le briglie del matrimonio le andavano insomma molto strette cresciuta com’era a realtà di telefilm quali il piccante “Sex and City” e soap opera libertine. L’infedeltà, volente o nolente, residieva nel suo DNA di ragazza moderna dei nostri tempi, dove sei “IN” solo se sei gay o se ti fai l’amante.
Dentro di me immaginavo già quale fosse la patata che mi ero colto. Ne ero persuaso.
E ne ebbi la certezza quando consumò il primo ardito tradimento. Quando alla luce di quel che era diventata ai miei occhi, testimone e consenziente dell’accaduto benchè in disparte, aveva rispolverato la solarità del periodo pre-matrimoniale, dove nessun vero legame burocratico ancora ci univa.
Una parte di me si sentì morire quando questo avvenne. Perchè sapeva che la donna cui aveva infilato la fede al dito non sarebbe mai più stata solo mia. Ma un’altra parte di me anelava le corna in modo perverso e istigatorio perchè facente parte del mio IO. Del mio modo di essere.
In sostanza nessuno dei due pareva davvero aver coronato la felicità con la sola unione matrimoniale. Forse se le cose non avessero preso una certa piega probabilmente Francy mi sarebbe rimasta fedele comunque, intrappolata dalle convenzioni religiose che spingono alla frustrazione per salvaguardare la integrità morale.
Convenzioni che spingono al matrimonio ed al precoce divorzio moltissime coppie.
La rottura del vincolo di fedeltà coniugale, consenziente da ambo le parti, ci portò invece, forse per assurdo, a consolidare un’unione che dava già segni di forte cedimento.
Stimolò in lei una ispirazione a sentirsi maggiormente una femmina emancipata e sicura, e in me la consapevolezza di voler una compagna adultera.
Finora solo nel primo rapporto extra-coniugale era stata convinta partecipe, nel secondo l’avevo lasciata soggiogare dall’alcool e poco nulla ricordava dell’accaduto. Ora fantasticavo su quali infinite possibilità di adulterio potessero esserci per una mogliettina giovane e piacente come la mia.
Spesso facevo congetture di ogni tipo tenendo in considerazione che Francesca, per quanto calda, non era ancora una puttana. E se anche aveva preso la sua parte di divertimento e tratto soddisfazione una prima volta, pur con qualche rimorso, solo il vino era riuscito a farla precipitare tra le braccia dell’infido Gianfranco.
Dovevo insomma giocare bene tutte le carte in mio possesso. E non era semplice.
Come spiegarle a voce che vederla fare sesso con altri uomini mi stava regalando un godimento pari del farlo tra noi due?
Una sera, di rientro dal suo nuovo lavoro come commessa d’abbigliamento part-time, l’occasione che cercavo invano si manifestò da sola.
«Cos’hai? … Giornataccia?»
le dissi notandola scura in volto
«Ne ho .. le palle piene!!!» rispose acida voltando lo sguardo altrove e liberandosi fulminea in malo modo delle scarpe.
Una vampata di sudore fresco di donna mi avvolse le narici.
Francy sudava copiosamente quando era sconvolta o contrariata per qualche motivo e cercava di sbarazzarsi per prima cosa delle calzature. Avevo imparato già da tempo a nutrirmi dei suoi odori tanto che, spesso, desideravo sentirli più da vicino.
Raccolsi le scarpe avvertendo il pungente afrore del nylon delle calze mentre la seguivo nel corridoio.
«Te le han fatte girare sul lavoro?»
aggiunsi con tono comprensivo e rassicurante
«No … Mi sono fermata a comprar qualcosa per cena al centro commerciale … e ho trovato ancora il solito stronzo!»
«Solito … Stronzo?»
le risposi sorpreso non sapendo di cosa parlasse.
«Massì … quello .. il tipo che mi becco già da un paio di settimane!»
«Non mi hai mai detto nulla …»
«Hmn … già .. perchè ogni volta me lo lascio alle spalle non facendoci caso. Convinta di non ribeccarlo più. E invece era lì pure stasera, ‘sto cretino!»
Aggiunse dando poca importanza alla cosa ma dimostrandosi seccata.
«Che fa? Ti importuna?»
continuai con un certo interesse che andava oltre alla mera preoccupazione per l’incolumità di mia moglie, mentre una lucetta indecente si faceva largo tra i miei pensieri.
«Beh .. all’inizio non tanto.
Cioè .. vedevo che ci provava, in un certo senso, ma si limitava a sorrisini allusivi senza spingersi oltre. Poi mi sono resa conto che scivolava appositamente tra i reparti dove passavo con il carrello …»
«Ah … lo hai .. incoraggiato?»
Non rispose subito. Regalandomi invece un muto sguardo tagliente al posto delle parole.
«Beh .. che cosa ti ha combinato .. poi?»
mi sforzai di proseguire per vincere l’imbarazzo in cui la sua espressione era riuscita a farmi finire.
«……… Ha .. iniziato a mettersi davanti al carrello, con il solito sorrisetto, ostruendomi il passaggio …»
«Finchè … quando è riuscito a beccarmi senza gente attorno mi si è messo di lato, mi ha afferrato un polso con forza … e mi ha tirato la mano contro la sua patta.»
A quelle parole una scarica di elettricità prese ad attraversarmi da capo a piedi.
«Era … ?»
«Si … era eccitatissimo …»
Poi, come a sfuggire dalle sue stesse affermazioni, Francy mi diede le spalle muovendosi velocemente verso il bagno. Aperta l’acqua della vasca, si spogliò di tutto per scivolarvi dentro tra la schiuma, ma lasciandomi la porta semi schiusa.
Un chiaro invito a voler proseguire l’argomento, nonostante tutto.
«Dopo … cosa hai fatto?»
ripresi a dirle osservandola tra le bolle.
« … Sono rimasta … sorpresa e … sconvolta.»
«Immagino … ma .. dopo?»
Dandomi una sottile occhiata sferzante nell’aver notato il mio tono particolarmente e sconciamente interessato, Francesca sollevò allora un piede oscillandomelo alla base del torace.
Portandomelo all’altezza delle narici ne aspirai l’odore di sudore, poi raccolsi la spugna e delicatamente lo insaponai.
«Dopo …
lui ha allungato l’altra mano dietro la vita …
E mi ha attirata a sè con forza …
schiacciandomi il pube contro la ..
patta rigonfia.»
seguitò
«Eravamo proprio di fianco all’entrata dei servizi …
Mi ha spinta dentro ..
con la stessa brutalità ..
girata con il seno contro il muro …»
avvampava
«….
Non potevo muovermi … il petto spiaccicato sulla parete ….mi mancava il fiato … il braccio …torso dietro la schiena …mi ha sollevata la gonna …abbassate le mutandine, quasi strappandomele …
Poi …Si è avvicinato al mio … sesso. Lo … sentivo frugare ansimante sui suoi pantaloni.
Pochi istanti …e qualcosa di duro mi ha …sfiorato le labbra della vagina.»
Diedi una rapida occhiata alle mutandine a terra, raccogliendole. Erano quasi lacere, unte di scuro, e chiaramente inumidite di secrezioni uterine.
«Ti ha … stuprata!»
«No … non ne ha avuto il tempo …»
«Come è possibile? Hai detto ….»
«Che la punta del suo pene mi ha sfiorato sotto … si.
Ma non ha potuto … penetrarmi.
Un forte vociare di bambini lo ha interrotto.
Si è rialzato i pantaloni in un lampo, si è avvicinato al mio viso …
poi si è dileguato!»
«Avvicinato al tuo … cosa ti ha detto??»
«Che .. tanto sarei stata sua … prima o poi.»
«Ah! … e se ne è andato .. così?»
Francesca voltò la testa di lato evitando di guardarmi.
«Avanti, Francy … non mi hai detto tutto, vero?»
«………»
«Francy! …..»
« …. Mi ha … lasciato un .. biglietto.»
sollevai la sua borsetta da terra trovandovi all’interno un foglietto spiegazzato.
«347 85 29 …… Abdumhaj …. »
lessi ad alta voce
«Ti .. ha lasciato il suo cellulare!
Abdum …. è un nome straniero!»
«…. Indiano o arabo, credo …»
mormorò lei.
Fino a che, dopo un silenzio palpabile che avevo lasciato cadere alle sue ultime parole, la mia fresca mogliettina non buttò l’occhio in direzione della lampo dei miei jeans.
«…. La pelle scura, sapeva forte di sudore ….»
seguitò trovandomi in erezione, cambiando il tono della voce da infranto a contropiede deciso trovandomi preso in fallo.
« ….. e la patta che mi aveva fatto stringere era …
più voluminosa della tua ….»
proseguiva sfiorandomela con il piede bagnato
«Oh si … MOLTO … più voluminosa! …»
fece ancora ponendo enfasi sulle parole mentre il piede strofinava voluttuosamente il mio pacco.
Bastarono quelle poche frasi ben dirette a farmi provare un improvviso sussulto che mi fece temere un precocissimo orgasmo.
«Tu vuoi che io … lo chiami … vero?»
Stavo trasalendo.
Non speravo di sentire tanta sconcia iniziativa da parte della donna che avevo sposato.
«Avevo paura …
ma ero anche tanto eccitata da quel che mi stava per fare …»
Prese a rispondere alla mia domanda inespressa.
«Così .. brutale, deciso.
Ha distrutto le mie difese in un attimo.
Sapevo che mi stava per … violentare.
Eppure la voce mi moriva in gola.
Nonostante i rischi che stavo correndo con quell’ … estraneo prossimo ad entrarmi … dentro!»
un altro sussulto.
Ora ero certo che qualche goccia di sperma mi aveva bagnato le mutande.
Strinsi i denti per bloccarmi mentre ora era il piede ancora asciutto a masturbami da sopra i jeans, facendomi salire alle narici prepotentemente aroma di sudore, scarpe e calze di Francesca.
«Se non ci avessero interrotti … mi avrebbe fatto male.
Non avevo avuto il tempo materiale per … bagnarmi.
Ma mi sono bagnata dopo … venendo verso casa … ripensandoci!»
«Ah-hhh-hhhhhh ……»
mugugnai sconvolto rammentando le sue mutandine umide e sborrandomi dentro i pantaloni.
«Put-tt-an-aaaaaa ….»
ansimai con gli ultimi schizzi ad imbrattarmi i jeans e perdendo le forze.
Scivolando lentamente sulle ginocchia mi ritrovai il suo piede sudato all’altezza della bocca
«Chiamalo ….»
dissi con un filo di voce mentre la mia lingua seguiva voracemente la pianta del suo piede per poi accoglierne tre dita oltre le labbra.
Mentre succhiavo il liquido salato che mi scivolava dal palato alla gola, Francy estrasse il cellulare e compose il numero ammiccando sensuale.
«Abdumhaj … ?
Se vuoi finire quel che hai iniziato poco fa vieni pure a casa mia.
Ora.
C’è anche mio marito.
Ma lui non ti darà fastidio …
Si ….
Ti aspetto! … Eccoti l’indirizzo ………………………………………..»
«Fatto!
Sto per essere la donna di un extra-comunitario … Ti eccita?»
A risposta presi a leccare con maggiore foga.
«Mmmmmmmhhhh ….
Che piacevole scoperta sei sempre, maritino mio!»
aggiunse socchiudendo gli occhi per gustarsi al meglio le mie leccate.
Abdumhaj non tardò.
Il piede sinistro di Francesca era ricoperto dalla mia saliva ed ancora stavo leccandoglielo quando l’extra-comunitario in abiti larghi e un poco sgualciti comparve sulla porta del bagno.
Il suo era un aspetto allupato e privo di scrupoli.
Di chi nella vita ha l’abitudine di prendersi a forza quanto gli occorre.
Era arrivato senza bussare o suonare all’uscio trovato aperto.
Sicuro che avrebbe avuto quanto promessogli.
Nonostante la palesata spregiudicatezza, Francy ebbe un sussulto improvviso di timore alla sua comparsa.
E potevo perciò immaginare come si fosse davvero sentita alla mercè di Abdumhaj dentro il centro commerciale.
Per rassicurarla, pur ormai a corto di saliva, ripresi a slinguarle le dita dei piedi carezzandole caviglia e polpaccio.
L’ospite straniero mi diede di sfuggita un’occhiata sarcastica.
Poi estrasse senza troppi riguardi un uccello smisurato e prese Francy per la nuca ed i capelli tirandola a sè.
La mia biondina ebbe a malapena il tempo di strabuzzare gli occhi per l’imprevisto gesto, che la gonfia cappellona scura premeva già decisa contro le sue labbra schiuse.
Un paio di spinte brutali e si ritrovò costretta a spalancarla di controvoglia per evitare di rimetterci i denti.
Quella massa muscolare di carne, ben più voluminosa della mia in lungo ed in largo come previsto, emanava un odoraccio sgradevole di pelle poco curata e urina che a confronto il sudore di lei appariva nettare di rose.
«Mgpfhhhhh ….»
mugugnava ora la mia mogliettina con gli occhi lacrimanti fuori dalle orbite per carenza di ossigeno.
Il porco scuro di carnagione la pistonava in gola come se la stesse scopando tra le gambe!
Francy era diventata prima pallida, poi paonazza mentre si lamentava tra mugugnii sordi e soffocati.
Quindi la vidi irriggidirsi in un unico gorgoglio strozzato con le pupille dilatate.
Non riuscivo a capire se le stava già inondando la gola di sperma bollente o se lei stava davvero soffocando!
Non sapevo che fare.
Finchè un prolungato mormorio di soddisfazione da parte di Abdumhaj mi fece intuire la verità; il bastardo le stava pisciando nell’esofago!
Godendo della propria urina come di un orgasmo, mollò la presa sulla nuca di Francy che di scatto ne approfittò per togliersi dalla gola e dalla bocca l’ammasso scuro.
«Ptuah … Ptuaahhh …»
sputacchiava di lato schifata la pipì ancora in bocca mentre gli ultimi spruzzi abbondanti la colpivano sul seno, collo e mento.
Con il membro ancora durissimo, Abdumhaj mi spinse sgarbatamente a lato per scivolare vestito in vasca tra le cosce della mia biondina. Sdraiandosi sopra di lei sollevò un poco il bacino sul suo cercando contemporaneamente la spacca vaginale con la mano.
Avevo visto da vicino il mostro di cui disponeva l’extra-comunitario, ed ero certo che Francesca ne avrebbe portato i segni in seguito.
«Ahhhhhhhh ….»
esalò dolorante quando puntato il bersaglio Abdumhaj diede un colpo secco per entrarvi.
«Nghhh … P-piaa-noo …»
si lamentava mentre lui sferrava un altro paio di botte secche e decise.
«Haaaaaaaahhhhhggghhh ….»
latrava ora a lungo Francesca senza fiato dopo l’affondo lungo e decisivo che infine la violava.
Avanzando inesorabile con durezza fino alla radice, lo straniero dalla carnagione scura la costrinse ad inarcare il capo all’indietro mentre l’utero si dilatava a dismisura per ricevere il corpo estraneo.
Le spalle della mia compagna si incunearono mentre le nocche delle mani sbiancarono per la forza con cui si aggrappavano ai bordi della vasca.
Pareva sospesa sopra un filo ad alta quota, con gli occhi chiusi e la bocca spalancata da cui non uscivano più suoni.
«Od-ddioooo … ahhh … Odd-ddiooo … Miriempetuttaaaaaa….»
gemette dopo un lunghissimo istante sospeso.
Giuntole al collo dell’utero, Abdumhaj cominciò a ritrovarsi il canale più agevole fradicio d’acqua, sapone ed umori vaginali.
Immagino la fica calda di Francesca si sciogliesse come burro adeguandosi al cazzone ombrato.
Infatti lui prese a muovere le anche in modo ondulatorio tra i sospiri ora di puro piacere della mia venticinquenne infedele.
Le natiche del violatore africano riemersero lentamente dalla schiuma per poi tornare a sparire sotto il pelo dell’acqua.
Adesso stava iniziando un ritmico sali e scendi tra le cosce della mia donna che, ad ogni affondo, esalava un mugugnio più acuto del precedente ripiegando il capo all’indietro.
«Nghhhhhhh…. Nnssssiiiiiii …. ahhhh!»
Ben presto l’acqua e le bolle di sapone all’interno della vasca iniziarono ad agitarsi per lo spostamento dei corpi.
Ed il recipiente boccheggiava perdendo parte del contenuto che raggiungeva i bordi e si spandeva sul pavimento circostante.
Incredulo per l’incredibile e spinto spettacolo cui stavo assistendo restavo pietrificato, a pochi centimetri di distanza dalla loro incredibile danza del sesso.
Dopo alcuni prolungati movimenti per stabilizzarsi ed impiantarsi per bene dentro il suo canale uterino, Abdumhaj cominciò a scaricare la sua prorompente mascolinità.
Le bordate si fecero via via più aspre e secche.
Gli schizzi d’acqua arrivarono a levarsi altissimi bagnando anche me.
Le gambe di Francesca erano visibilmente scosse e scomposte ai fianchi di Abdumhaj, di cui l’ampia schiena ricoperta da una tonaca rosso cupo infradiciata ostruiva ai miei occhi il corpo di lei sino al mento.
Ora che la ficcata si era fatta più cruenta anche Francy si lamentava con più fragore ripetutamente.
La sua voce spezzata da un misto di dolore e piacere superava lo sciabordio copioso prodotto dall’acqua agitata.
«Aa-aaa-aaaa-aaaahh-aaaa-aaaa-aaaahhh …….».
Avevo già notato una leggera dilatazione divenuta permanente, dentro la fica di Francy, avvenuta dopo i due rapporti extra-coniugali già consumati quando facevamo del sesso.
Mi chiedevo quanto dentro l’utero potesse rimanere ancora integro dopo la trombata effettuata dallo scuro ospite straniero.
Ma era lo scotto da pagare per soddisfare le mie personali deviazioni sempre più incontenibili.
Ne rimaneva ancora una da cogliere.
E mi si stava presentando l’occasione d’oro per ottenerla proprio sotto il naso.
La sgroppata era intanto divenuta intensa e di ritmo forsennato.
Capivo che quel momento non avrebbe tardato ancora per molto e mi avvicinai alla schiena di Abdumhaj.
Francesca non era una ragazza sprovveduta.
Conosceva il proprio corpo come solo una donna sa fare e, ricordando di essere nel bel mezzo dalla fine del mestruo e dall’inizio del successivo, sbarrò gli occhi in pieno allarme sentendo il suo occasionale amante scuro irriggidirsi.
«Tiralo fuori!»
enunciò con tono fermo e al tempo stesso allarmato per l’imminente pericolo che stava correndo.
Se Abdumhaj le avesse dato retta non lo saprò mai.
Il mio momento era arrivato e non le avrei permesso di sottrarmelo dopo quel che avevo lasciato ad entrambi: accovacciai il peso del mio corpo sulla schiena dell’extra-comunitario
«Lascialo dentro!»
sibilai lascivamente baciando sul collo l’amante di mia moglie.
«A-Alberto!»
esclamò lei disorientata mentre, impossibiltato a far altrimenti, il pene scuro scaricava nel suo utero fiotti di caldo sperma ………………..